Come sta Como? – Plinio il Giovane

Gaio Plinio saluta il suo Caninio Rufo.

1 Come sta Como, la città del tuo e del mio cuore? E l’incantevole tenuta suburbana? E quel portico in cui è sempre primavera? E il plataneto denso di ombra? E il canale con le sponde tanto verdi e le acque tanto pure? E lo stagno sotto di esso, che pare fatto apposta per riceverlo? E quel viale con il terreno molle ma comunque sodo? E quel bagno che è colmo di sole a tutte le ore del giorno? E le sale da pranzo, quelle aperte a tutti e quelle per i pochi? E le stanze da giorno? E quelle da notte? Si sono impadronite di te e si spartiscono la tua compagnia a turno? 2 Oppure, come tuo solito, i continui viaggi ti distolgono dal proposito di frequentare i possedimenti di famiglia? Se quelle stanze si sono impadronite di te, sei l’uomo più felice del mondo; se no, sei «uno fra molti». 3 Visto che il tempo ce l’hai, perché non deleghi ad altri gli impegni modesti e vili, e rivendichi per te stesso la libertà di darti alle passioni in quel tuo angolo appartato e fertile? Questo dovrebbe essere il tuo impegno e il tuo disimpegno, questa la tua fatica e questo il tuo riposo; quando sei sveglio e quando dormi, tutto il tuo tempo dovrebbe essere rivolto alle passioni. 4 Modella e scolpisci un qualcosa che sia perennemente tuo. Perché tutti gli altri tuoi possedimenti riceveranno in sorte dopo di te un altro padrone e un altro ancora, ma questo qualcosa non smetterà mai di essere tuo, una volta nato da te. 5 So bene a chi sto parlando, so bene cosa posso aspettarmi esortando il tuo animo e la tua mente. Tu sfòrzati solamente di avere un’opinione di te stesso quale avranno gli altri se tu ti sarai valorizzato. Stammi bene!

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