La Villa di Livia ad gallinas albas – Plinio il Vecchio

Sull’alloro ci sono fatti degni di menzione connessi anche con il Divo Augusto. Accadde, infatti, a Livia Drusilla (che in seguito assunse con il matrimonio il nome di Augusta, ma all’epoca era solo promessa sposa di Cesare) che un giorno in cui se ne stava seduta, un’aquila dall’alto le fece cadere in grembo, illesa, una gallina di notevole bianchezza, e mentre lei ancora era tra l’imperterrito e il meravigliato, l’evento si rivelò un prodigio, perché la gallina teneva nel becco un ramo di alloro carico di bacche: gli aruspici ordinarono di conservare il volatile e la sua prole e di piantare quel ramo e custodirlo secondo le pratiche religiose del caso; ciò avvenne nella villa dei Cesari addossata al fiume Tevere, presso il nono miglio della via Flaminia, villa che per questo è chiamata «Alle galline», dove tra l’altro, in modo non meno prodigioso, è cresciuto un boschetto. Da quel boschetto proveniva l’alloro di cui in seguito durante il suo trionfo Cesare tenne in mano un ramo e portò sul capo una corona, e da quel momento durante i loro trionfi tutti i Cesari seguirono il suo esempio. È stata, inoltre, tramandata l’usanza di piantare i rami che di volta in volta ogni Cesare tenne in mano, e tuttora esistono dei boschetti distinti con i nomi dei vari Cesari (questo è probabilmente il motivo per cui nei trionfi non si usano più gli allori che una volta erano detti appunto “trionfali”).

 

Sunt et circa Diuum Augustum euenta eius digna memoratu. namque Liuiae Drusillae, quae postea Augusta matrimonii nomen accepit, cum pacta esset illa Caesari, gallinam conspicui candoris sedenti aquila ex alto abiecit in gremium inlaesam, intrepideque miranti accessit miraculum, quoniam tenentem rostro laureum ramum onustum suis bacis, conseruari alitem et subolem iussere haruspices ramumque eum seri ac rite custodiri: quod factum est in uilla Caesarum fluuio Tiberi inposita iuxta nonum lapidem Flaminiae uiae, quae ob id uocatur ad gallinas, mireque silua prouenit. ex ea triumphans postea Caesar laurum in manu tenuit coronamque capite gessit, ac deinde imperatores Caesares cuncti. traditusque mos est ramos quos tenuerunt serendi, et durant siluae nominibus suis discretae, fortassis ideo mutatis triumphalibus.

 

[XV 136-137]

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